Razza
La parola razza è una finzione. Le razze non sono mai esistite. Sono una nostra invenzione. La genetica ha dimostrato che non esistono gruppi biologicamente distinti e che i nostri antenati erano tutti africani. Eppure la parola razza è più viva che mai e si incunea come un virus nella mente delle persone, contribuendo a rendere questo mondo ancora più spietato. È diventata parola-puntiforme e al tempo stesso parola-globale che si è saputa adattare e conformare alle nostre vite.
Il razzismo non è una disposizione psicologica innata comune a tutti gli esseri umani. Esso ha assunto forme diverse nel tempo e nello spazio, in relazione a circostanze storiche specifiche, all’incirca dal Medioevo a oggi. Le parole razzista e razzismo furono coniate tra il 1890 e il primo decennio del Novecento per indicare i sostenitori di una gerarchia tra le razze, da cui sono nate teorie razziali e si sono consolidati progetti politici e pratiche sociali di discriminazione, di segregazione e di annientamento.
È da qui, da questi essenziali dati storici e scientifici, che Hurbinek vuole partire per provare a rifletterci sopra. E lo farà a suo modo, dando spazio a una pluralità di voci e di linguaggi, intrecciando come è accaduto negli anni passati lezioni civili, musica, teatro, laboratori scolastici. Ben consapevoli di vivere in mezzo a un oceano in tempesta, provvisoriamente al riparo su una zattera sempre più piena d’acqua e da dove è sempre più difficile avvistare porti e spiagge dove l’aria è pulita e la dignità umana non è calpestata.