Programma
Anteprima. Ghetto Music
Saloncino della Musica, Palazzo de’ RossiFrancesco Martinelli & Gabriele Coen Trio
Illuminismo per ragazze e ragazzi in forma di podcast
Biblioteca San GiorgioGiovanni Guerrieri
Rodolfo Sacchettini
L’età dei muri
Teatro BologniniCarlo Greppi
L’abisso della parola
Saloncino della Musica, Palazzo de’ RossiIvano Dionigi
Ghetto. Storia di una parola
Saloncino della Musica, Palazzo de’ RossiDaniel B. Schwartz
Concert for Hurbinek
Saloncino della Musica, Palazzo de’ RossiFabrizio Paterlini
Di chi è la memoria?
Saloncino della Musica, Palazzo de’ RossiValentina Pisanty
Kinder-Traum Seminar
Il FunaroCompagnia teatrale Enzo Moscato
Su Etty Hillesum. Memorie di un cuore pensante
Piccolo Teatro Mauro BologniniSonia Bergamasco
Elisabetta Rasy
Singer of Tales
Il FunaroDamir Imamović
La responsabilità delle parole
Le parole di Hurbinek trasformano il Giorno della Memoria in una serie di iniziative e di incontri. Non un giorno, dunque, ma più giorni. Per non restare intrappolati in discorsi sempre più solenni e retorici, che rischiano di generare indifferenza o, peggio ancora, provocare quasi un senso di fastidio, soprattutto nelle giovani generazioni.
Da sabato 20 a domenica 28 gennaio, torna a Pistoia, al Funaro, al Teatro Bolognini, al Palazzo de’ Rossi, alla Biblioteca San Giorgio e nelle scuole della città Le parole di Hurbinek, alla sua seconda edizione, un progetto ideato e curato da Massimo Bucciantini per Uniser, realizzato in collaborazione con ATP Teatri di Pistoia, con il sostegno di Fondazione Caript, e, dal 2024, con la compartecipazione del Comune di Pistoia, il patrocinio della Provincia di Pistoia e della Regione Toscana. Si estende la rete a supporto di questo percorso culturale che mette l’accento sul rischio che le commemorazioni corrono di perdere voce trasformando il Giorno della memoria, il 27 gennaio, in sette giornate di ricerca e riflessione attraverso la scuola, il teatro e le lezioni civili e quasi tre mesi di laboratori scolastici. L’idea è quella di fermarsi e riflettere sulla complessità storica, sul rapporto problematico tra passato e presente e tra storia e memoria, mettendo da parte i pregiudizi, convinti che la logica del “minuto di silenzio” sia rispettabile ma non più sufficiente.
Senza dimenticare che il 27 gennaio è una data simbolica, che ricorda a tutti quanto l’Europa nasca dal rifiuto del nazismo e del fascismo, dell’antisemitismo e del razzismo.
La parola chiave del 2024, quella che idealmente la rassegna fa pronunciare a Hurbinek, bambino simbolo della Shoah, nato e morto a circa tre anni ad Auschwitz, che voce non ha mai avuto, è “ghetto”: una parola quasi tabù, che queste giornate intendono analizzare in tutte le pieghe e conseguenze cui porta, anche e soprattutto nella contemporaneità. Le cronache attuali di guerra ci trasmettono un senso di impotenza, ma al tempo stesso reclamano analisi approfondite: il bisogno di ascoltare una pluralità di punti di vista per evitare usi strumentali della storia, convinti come siamo che il mondo non sia fatto di tifoserie contrapposte. La necessità di parlare con la città, soprattutto con le giovani generazioni, di una parola-mondo come Ghetto consente di conoscere la genesi di uno spazio nato per dividere e discriminare, ieri come oggi. Questo è il senso della seconda edizione de Le parole di Hurbinek.